Sono iscritto a Polis Aperta dal 2019. Non sono un appartenente alle FF.OO. e né alle FF.AA.: sono un docente universitario, un pedagogista, un formatore e a tempo perso anche uno scrittore. Durante la scrittura del mio saggio “Questo odio non ti somiglia. Omosessualità in divisa” (Rogas, 2019) ho incontrato molti soci di Polis Aperta ed è stato amore a prima vista. Non fraintendetemi… ho visto uomini e donne che fanno il loro lavoro con dedizione e competenza ogni giorno e che hanno giurato fedeltà alla Costituzione. E appartengono alla variegata comunità LGBTI+. La conferenza ateniese rappresentava un’interessante occasione per vedere de visu i rappresentanti delle 20 associazioni europee delle FF OO LGBTI+ e condividere con loro riflessioni, pensieri e idee.
Ovviamente non ero da solo: Polis Aperta era rappresentata da Roberto (attuale Vice Presidente), Stefano e Mattia, quest’ultimo anch’egli non appartenente a nessun corpo di polizia.
La conferenza EGPA (European LGBT Police Association) avrebbe dovuto tenersi a Tessalonica nel 2020 ma il diffondersi della pandemia SARS CoV-2 ha obbligato, l’associazione greca Police Action, ad annullarla e a ricalendarizzarla.
Prima di addentrarmi nel racconto di questa due giorni di lavori congressuali mi corre l’obbligo di descrivere per sommi capi il contesto e il clima che si respirava nella società greca, e in quella ateniese in particolare.
Il Premier conservatore (Nuova Democrazia) Kyriakos Mitsotakis si presenta come un europeista moderno, ma molti osservatori segnalano che il governo sta creando le condizioni che mirano a controllare i media e la giustizia. Il World Press Freedom Index, pubblicato all'inizio di marzo 2022, colloca la Grecia all'ultimo posto nell'UE per la libertà di stampa.
La forma di governo è quella parlamentare e il sistema rappresentativo è fondato su un parlamento monocamerale: compete all’assemblea eleggere il Presidente della Repubblica e, ancora, sorreggere – attraverso la maggioranza parlamentare – il governo nominato dal Presidente stesso.
Per quanto riguarda il clima che si respirava ad Atene durante i lavori congressuali è necessario descrivere brevemente alcuni fatti accaduti nel 2018 che hanno avuto dure ripercussioni nella fase preparatoria del Pride che avrebbe dovuto prevedere la presenza dei rappresentanti di EGPA in divisa.
Il 21 settembre 2018 Zak Kostopoulos, attivista queer e difensore dei diritti umani è morto a seguito di una violenta aggressione. Zak, conosciuto anche con il nome di Zackie Oh, è stato un instancabile difensore dei diritti delle persone LGBTI+ e delle persone sieropositive. Le riprese video di testimoni oculari mostrano che Zak è stato brutalmente picchiato da due uomini dopo essere entrato in una gioielleria nel centro di Atene. Il filmato mostra anche come la polizia, arrivata sul posto, cerca violentemente di arrestare Zak mentre era a terra moribondo.
Il video mostra un ufficiale che spinge con forza una gamba sul suo collo e un altro che lo colpisce con la stessa forza. Secondo il rapporto forense Zak è morto per le ferite multiple che ha subito. Le mobilitazioni per chiedere giustizia per la sua morte hanno avuto luogo in molti paesi europei. Sebbene sia stata effettuata un’indagine da parte della polizia, molti osservatori e difensori dei diritti umani sono preoccupati per gli errori e i ritardi nelle ricerche nonché per le persistenti carenze sistemiche nelle indagini riguardanti i casi di violenza della polizia in Grecia. L’uccisione di Zak, la segnalazione iniziale del caso piena di commenti stigmatizzanti e la riproduzione di notizie false, hanno rivelato il profondo pregiudizio che esiste in alcune settori della società. Nel mese di maggio 2022 i due uomini che perpetrarono la violenta e mortale aggressione sono stati condannati a dieci anni di reclusione mentre i quattro agenti sono stati scagionati. La decisione di assolvere i poliziotti è stata considerata dalle ONG e dalla famiglia della vittima come “profondamente ingiusta”. Gli stessi si sono dichiarati delusi e contrari alla liberazione dei quattro agenti nonostante i video che documentano la loro partecipazione al crimine. La decisione del tribunale, secondo alcune ONG, rappresenta l'ennesimo esempio di come in Grecia le vittime dell'uso non necessario della forza siano lasciate senza giustizia.
Queste brevi note, spero, possano fornire al lettore informazioni utili per ulteriori approfondimenti.
Costruire ponti
Con questo tema si è tenuta presso gli spazi di Technopolis del comune di Atene in Grecia, giovedì 16 e venerdì 17 giugno 2022, la Conferenza delle Associazioni di Polizia LGBT+ d’Europa organizzata da EGPA. (European LGBTI Police Association). È un’organizzazione ombrello che ha l’obiettivo di connettersi con tutte le organizzazioni LGBTI+ nazionali e internazionali. La Conferenza ateniese è stata patrocinata dal Consiglio d’Europa, dal Parlamento Europeo, da molte organizzazione culturali greche e dal Comune di Atene. Quest’ultimo, alla presenza del sindaco, ha ricevuto tutti i delegati che si sono presentati in divisa al cocktail party sul roof top del Comune.
Durante i due giorni di lavori congressuali, alla presenza e con il contributo di numerose autorità greche politiche, militari e sociali, oltre che a funzionari della Comunità Europea e del Consiglio d’Europa, i rappresentanti dei vari Corpi di Polizia provenienti da circa 20 paesi europei si sono confrontati su moltissimi temi tra i quali la violenza, il principio di non discriminazione, i rapporti con la comunità LGBTI+, la formazione, ecc.
L’evento ateniese ha avuto una significativa copertura mediatica e i relatori erano di alto profilo professionale (giuridico, sociologico, ecc.). Ho trovato molto interessante il contributo video di FLAG (l’associazione francese, che insieme agli spagnoli – compresi i catalani e i baschi - erano quelli maggiormente rappresentati) che ha presentato la loro storia lunga oltre vent’anni. Molto interessante è stato anche il contributo delle poliziotte britanniche che hanno raccontato come si sta evolvendo il loro approccio alle denunce di omofobia e di come si stia avviando un processo interno di formazione e di sensibilizzazione relativamente alle tematiche LGBTI+.
Tutti i relatori greci hanno menzionato le difficoltà dell’attuale società greca sui temi dell’inclusione e della non discriminazione, complimentandosi con Action Police - e con il suo instancabile presidente Michael Lolis – per il desiderio di voler contribuire a promuovere all’interno del corpo di polizia una cultura, un approccio e pratiche più rispettose delle differenze e dell’uguaglianza di tutti/e davanti alla legge.
Mentre i lavori congressuali erano in corso, il clima all’esterno della città di Atene e tra gli organizzatori del Pride (sabato 18 giugno) diventava sempre più complesso e articolato. La sentenza di assoluzione dei 4 poliziotti per la morte di Zak aveva interrotto la possibilità di costruire ponti ma mi auguro che il dialogo possa essere ripreso nei prossimi mesi. La decisione inappellabile, nonostante le mediazioni e gli incontri chiarificatori, è stata quella di escludere tutti/i i/le rappresentanti di EGPA di sfilare in divisa durante la parata del Pride.
Devo confessare, però, che tutti i relatori greci hanno sottolineato il tragico errore di escludere i membri delle associazioni LGBTI+ di polizia europea che hanno comunque partecipato alla parata non in divisa e in posizione un po' defilata. Cito l’intervento di Anna Kouroupou, Manager of Red Umbrella Athens, che in quanto persona trans sapeva bene cosa significava la violenza della polizia, la discriminazione, l’abuso di potere e le malversazioni ma nonostante questo ha dichiarato che la sola esistenza di Police Action faceva la differenza e che bisognava abbassare i toni e riannodare i fili del dialogo. Il suo è stato un intervento così empatico e di grande levatura civile che durante il coffee break Stefano ed io le abbiamo chiesto di poter avere una foto con lei (per chi non lo sapesse, Vladimir Luxuria ha detto più o meno le stesse cose a proposito dell’esclusione di Polis Aperta dalla parata di Bologna sabato 25 giugno scorso).
Nikos Dedes, founder e chair di Positive Voices, ha raccontato di come durante la pandemia di SARS- CoV-2, quando in quasi tutto il mondo vigevano restrizioni draconiane sulla libertà di movimento per limitare la diffusine del virus, la polizia di Atene ha avuto uno sguardo solidale e attento alla loro necessità di far visita alle persone sieropositive ristrette nelle loro abitazioni. Anche Nikos si è dichiarato contrario al diniego alla partecipazione al Pride ateniese da parte degli attivisti di EGPA in divisa (tutti i delegati hanno partecipato all’evento sfilando con le proprie T-Shirt dove campeggiava la scritta della propria associazione e il prorpio striscione).
Ho avuto la sensazione che lo sforzo di Police Action sia stato genuinamente apprezzato da tutti i relatori i quali hanno sottolineato che bisogna continuare a promuovere gli itinerari formativi e di sensibilizzazione sia all’interno delle forze di polizia, che nella società civile che all’interno della variegata comunità LGBTI+.
Il tema della formazione è stato sottolineato anche da Kostas Arvantis membro del Parlamento Europeo, dalla rappresentante dell’Accademia della Polizia Europea e da Thorsten Afflerbach responsabile del Programma di Inclusione e Anti-Discriminazione del Parlamento Europeo e da Elisabeth Zinschitz membro dell’Agenzia dell'Unione Europea per la formazione delle forze dell’ordine - CEPOL. Quest’ultima, inoltre, parla un ottimo italiano ed è innamorata del Rinascimento italiano. Il suo intervento è stato preciso e dettagliato a proposito dei processi formativi, culturali e sociali e che bisogna continuare disseminare informazioni corrette e precise e che non bisogna stancarsi di cercare il dialogo e di incontrare le persone de visu consapevoli, tutti e tutte, che i cambiamenti culturali richiedono decenni.
La Grecia, come molti relatori hanno sostenuto, sta attraversando una fase storica complessa e articolata e la presenza di EGPA ha contribuito ad offrire un altro punto di vista su importanti temi sociali che vedono impegnata l’Europa e i paesi oltreoceano. I fatti di Bologna (l’esclusione di Polis Aperta dal Pride) e gli ultimi fatti di Londra (dove i militanti LGBTI+ delle forze dell’ordine sono stati esclusi dal coloratissimo Pride) richiedono soprattutto a EGPA di riannodare i fili di un dialogo interrotto e forse ancorato ad un dibattito che è continuamente superato dalle veloci trasformazioni sociali di cui tutti/e siamo partecipi. Una società più giusta e solidale si costruisce con ponti che vanno ancorati al terreno e che necessitano di una continua manutenzione per far sì che questi ponti possano essere attraversati in sicurezza da tutti/i i/le cittadini/e.
Essere poliziotti/e ed essere persone LGBTI+ non deve più appresentare un ostacolo: il principio di non discriminazione vale per tutti/e ed è tutelato da molte legge nazionali e dal diritto dei diritti umani.
Il mio auspicio è che si aprano sempre nuove opportunità di confronto.
A conclusione di questo articolo cito la scrittrice Jami Attemberg “…per così tanto tempo ho creduto di non essere adeguata, ma ora capisco che non esiste nulla a cui doversi adeguare, c’è solo quello che decido di fare. C’è ancora tempo, penso. Ho ancora un sacco di tempo” (Da Grande, Giuntina Ed., 2018)
Prof. Carlo Scovino
Professore a contratto per l’Università degli Studi di Milano, Formatore, Pedagogista,
Consulente per progetti riabilitativi e terapeutici