In tema tema di sicurezza pubblica, le disposizioni messe in atto da questo governo, dal suo insediamento ad oggi, raccontano di un’idea di sicurezza legata indissolubilmente al concetto di repressione penale e sociale. Lo abbiamo visto fin dall’inizio con il Decreto anti-rave e il Decreto Caivano, atti normativi che manifestano un approccio rigido, panpenalista, mostrando una volontà di moralizzazione sociale verso valori univoci ed escludenti. Provvedimenti che racchiudono in sé discriminazione per le minoranze politiche e sociali, emarginazione, demonizzazione, stigma. L’assordante silenzio di azioni politiche in grado di allentare il disagio economico e sociale, causa prima dei problemi che destabilizzano la sicurezza pubblica, è altrettanto significativo. Oltre che inquietante.
Il disegno di legge in materia di sicurezza pubblica è solo l’ultimo atto, in ordine cronologico, di un modello sicurezza che è già stato ampiamente sdoganato nel nostro Paese, che ha come scopo implicito quello di soffocare il dissenso, in nome di una repressione moralizzatrice che non tollera stili di vita diversi da quelli del proprio paradigma.
L’iter parlamentare di questo disegno di legge si sta caratterizzando per le continue proposte normative che via via stanno andando ad implementarlo a seconda degli eventi politico sociali che infiammano lo scenario italiano. Ultima trovata a cui è stata data ampia pubblicità sulla carta è una ulteriore proposta normativa da incardinare nel cosiddetto Ddl Sicurezza in tema di ‘scudo penale’ per le forze di polizia. Un proposta indubbiamente a rischio incostituzionalità, che mina il principio di obbligatorietà dell’azione penale (articolo 112 della Costituzione), e il fondamentale principio di uguaglianza della nostra Costituzione (articolo 3 principi fondamentali). Un progetto di legge che ci lascia senza parole, perché in contrasto con la tutela dei diritti umani fondamentali come la vita e l’integrità fisica. Inoltre avviare un procedimento, quale atto dovuto, finalizzato ad accertare i fatti è nell’interesse di tutt3 anche di chi indossa una divisa.
Ciò che stupisce è il messaggio pericoloso che accompagna queste proposte normative, di apparente sostegno alle forze di polizia e di tutela del personale operante. Tuttavia
basta una accurata riflessione su quali siano le reali forme di tutela per il personale delle forze di polizia, per comprendere la portata di una propaganda che in realtà mette a rischio chi ha scelto di fare un lavoro così importante e delicato come quello di operare al fine di garantire la sicurezza pubblica.
Il contesto attuale parla di un contratto di lavoro rinnovato il 18 di dicembre 2024 e già scaduto all’inizio del 2025, con un aumento ben al di sotto della soglia del tasso inflattivo. La carenza di personale oramai cronica, costringe gli operator3 a turni massacranti per sopperire al gap determinato da un turn over insufficiente. Ore di straordinario, il cui ammontare per singola ora già di per sé è ridicolo, che vengono remunerante entro i due anni successivi. Una categoria di lavoro, quella di chi indossa una divisa, ad alto rischio di burn out e suicidio, ma questi dati preoccupanti vengono sistematicamente ignorati da chi dice di voler “difendere” le forze di polizia. Il personale delle forze di polizia e del comparto sicurezza tutto, non ha bisogno di norme che lo allontanino dal resto della cittadinanza in barba al principio di uguaglianza. Ha bisogno di diventare un ponte tra i cittadin3 e le istituzioni, un angolo sicuro a cui potersi rivolgere nei momenti difficili della vita.
Come associazione Lgbtqia+ costituita soprattutto da appartent3 alle forze di polizia, riteniamo assolutamente inutile un disegno di legge che segue un modello di sicurezza meramente repressivo. La sicurezza si garantisce soprattutto e innanzitutto con la prevenzione. Lo riteniamo pericoloso per il personale, sempre più oggetto di strumentalizzazione politica, troppo spesso capro espiatorio per le responsabilità di un governo incapace di rispondere ai bisogni della cittadinanza.
Polis Aperta ha sempre difeso e continuerà a difendere i valori democratici e costituzionali, quali unici principi di tutela e sicurezza di tutta la popolazione.

