Anche per i carabinieri ritornano le unioni civili e i matrimoni in alta uniforme. Non tutti sanno, infatti, che nel 2024 il Comando generale dell’Arma dei Carabinieri aveva disposto il divieto per i carabinieri, a partire dal 1 gennaio 2025, di indossare la Grande uniforme speciale, conosciuta anche come Gus, per il giorno del loro matrimonio.
Per i Carabinieri la Gus è da sempre simbolo di appartenenza e in molti si sono chiesti la motivazione di una decisione del genere. A livello mediatico, di recente si è parlato di Gus solo in relazione alle unioni civili di due militar3 dell’Arma con rispettiv3 partners, tant’è che noi di Polis Aperta qualche domanda in tal senso ce la siamo fatta.
In merito alla vicenda sono intervenute anche le sigle sindacali dell’Arma, le quali a più riprese hanno invitato il Comando generale a cambiare rotta, domandando quale fosse l’esigenza istituzionale di richiedere l'annullamento di quello che per i carabinieri è pubblicamente un atto di amore, fedeltà, credo e orgoglio per la propria uniforme.
Abbiamo appreso con gioia che il 17 febbraio scorso è stato definitivamente ripristinato l’uso della Gus per il o la militare che si sposa o che si unisce civilmente, limitandone l’uso esclusivamente alla fase della cerimonia, dunque con delle regole opportunamente più stringenti, anche per evitarne un uso poco decoroso durante feste e banchetti.
Crediamo che la possibilità sposarsi o unirsi civilmente per le coppie, anche in contesti specifici come quelli delle forze armate o altre istituzioni con uniformi, sia un passo importante verso una società più giusta e inclusiva. Il riconoscimento di un legame affettivo celebrato in uniforme tra persone dello stesso sesso simboleggia oltre che l’amore e l’impegno reciproco, il riconoscimento che l’amore non ha confini, né nelle diversità individuali né nei contesti in cui queste diversità si manifestano. Le forze armate, così come altre istituzioni, sono composte da persone di diverse origini, esperienze e identità. Pertanto, è essenziale che anche in ambito militare, come in ogni altro settore della società, venga garantita la piena parità di trattamento per tutte le coppie, comprese quelle omosessuali, che desiderano sancire il loro legame.
L’inclusività in queste cerimonie non riguarda solo l’atto dell’unione in sé, ma anche la possibilità di esprimere liberamente la propria identità e di essere accettati senza discriminazioni, rispettando la dignità di ogni individuo, a prescindere dal suo
orientamento sessuale. Quando una coppia può celebrare l’unione, anche in uniforme, il messaggio che le istituzioni mandano è forte e chiaro: l’amore e il rispetto non sono legati a stereotipi, ma si fondano sulla comprensione reciproca e sulla lotta per i diritti umani universali.
La forza di una società inclusiva risiede nella sua capacità di abbracciare le diversità e di promuovere l’uguaglianza in ogni ambito della vita. Riconoscere la celebrazione di un legame affettivo, anche in uniforme, è un simbolo di progresso, di rispetto e di accettazione che arricchisce il nostro concetto di amore e solidarietà.

